In questi giorni sono venuta a conoscienza di un progetto molto ambizioso nell’ambito dell’architettura sostenibile. Si chiama RhOME for denCity ed è stato condotto dal Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, (con a capo gli architetti Chiara Tonelli, Gabriele Bellingeri e Stefano Converso. Una collaborazione, questa, che ha coinvolto anche i dipartimenti di Ingegneria e di Economia. Professori, studenti, dottorandi e professionisti hanno collaborato alla realizzazione di un progetto di casa sostenibile. È la cosiddetta Casa RhOME che, fra le altre cose, ha vinto il Solar Decathlon Europe 2014 a Versailles. Insomma, si fa sul serio! L’intervistato di questa settimana si chiama Nicola Moscheni, ha 26 anni studia Progettazione Architettura all’Università Roma Tre. All’interno di RhOME è communication coordinator.

Nicola Moscheni

Ciao, Nicola. Qual è l’obiettivo di questo progetto di architettura sostenibile?

RhOME progetta sul tessuto romano e lavora su zone che si sono costruite nel tempo. Sono aree senza servizi, senza spazi di condivisione, senza una dimensione commerciale attiva e con molti problemi di mobilità.

RhOME for denCity è un progetto di architettura sostenibile che intende risanare queste aree migliorando la qualità di vita degli abitanti. Punta anche a diminuire l’impatto ambientale nelle fasi di costruzione e di futuro utilizzo delle strutture.

Si tratta di un eco-quartiere composto da edifici in legno realizzati seguendo un modello di prefabbricazione. Le soluzioni, però, sono molto flessibili e rispondono alla nuova domanda abitativa. Sono veloci da costruire, ad altissima efficienza energetica e, allo stesso tempo, con un costo di costruzione molto basso, paragonabile a quello dell’edilizia popolare.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale trovano in RhOME un punto d’incontro.

Casa-RhOME (Ph. Lorenzo-Procaccini)

Spiegami: su quali principi si basa RhOME for denCity?

L’obiettivo del progetto è l’utente finale. Non si può parlare di alta efficienza energetica senza considerare l’abitante della casa. Dobbiamo avvicinare tutti alle nuove tecnologie e alla sostenibilità. Ecco perché Casa RhOME è pensata innanzitutto come un luogo da abitare, e non solo come una ‘macchina’ ad altissime capacità.

Abbiamo integrato le grandi tecnologie e i nuovi brevetti messi in campo con gli aspetti architettonici, costruttivi e di vita nella casa. È un organismo unico in cui ogni elemento, sistema e tecnologia lavorano in sinergia con chi abiti la casa. Si tratta di una costruzione a secco, veloce da assemblare e che consente interventi tempestivi. Allo stesso tempo, è una struttura pesante che garantisce alte prestazioni strutturali, termiche e di comfort. E riduce le dispersioni e gli sprechi.

Ridurre prima di consumare ha supportato il progetto fin da subito. Siamo noi gli attori principali della rivoluzione sostenibile, dobbiamo conoscere quali siano gli aspetti del risparmio energetico come abitanti delle case ancor prima che come progettisti.

Ci siamo sempre impegnati in questo, in due anni di lavoro abbiamo organizzato varie campagne di sensibilizzazione su come essere più green. L’architettura sostenibile può fare molto, in questo senso.

Casa-RhOME (Ph. Lorenzo-Procaccini)

Quale quartiere è stato pensato per la realizzazione del progetto, e perché?

Per la sperimentazione progettuale è stata scelta la zona di Tor Fiscale, che è uno dei poli del grande parco dell’Appia. Al suo interno accoglie importanti pre-esistenze storiche come i resti di due acquedotti di epoca romana e rinascimentale.

Su queste presenze monumentali insistono edificazioni abusive che vorremmo eliminare. Vorremmo restituire al luogo la sua bellezza e offrire agli abitanti condizioni abitative più sicure e confortevoli. L’architettura sostenibile può apportare un enorme contributo!

Casa-RhOME (Ph. Lorenzo-Procaccini)

È un modello di architettura sostenibile replicabile anche altrove?

Sì, con opportune modifiche a seconda del luogo, del clima e dello stato dei fatti. RhOME può intervenire in molte realtà, non necessariamente su edifici ex novo, ma applicando i principi del progetto anche al costruito.

L’applicazione come modello insediativo è una cosa molto delicata e non automatica nella sua realizzazione. Tuttavia, potrebbe diventare un’occasione di scambio per la ricerca e l’applicazione di modelli innovativi.

Serve esportare competenze e modelli applicabili secondo la situazione economica e la realtà sociale. Non esistono limiti in fatto di innovazioni tecnologiche e di modelli di intervento.

Perché non pensare a una riqualificazione delle grandi favelas brasiliane o delle bidonville argentine? Non solo ricostruendo un tessuto cittadino danneggiato, ma anche una cultura tecnologica rinnovata e una coscienza maggiore sul risparmio energetico.

Casa-RhOME (Ph. Lorenzo-Procaccini)

Quali realtà sono state coinvolte nella realizzazione di questo progetto di architettura sostenibile?

Università, giovani e aziende. Insieme abbiamo messo in campo nuovi brevetti e soluzioni innovative che, ora, sono commercializzati.

Cosa riservano i mesi futuri?

Tanto e poco. Riceviamo diverse proposte nel campo dell’architettura sostenibile. Molti sono anche i settori in cui ognuno di noi si sta muovendo per portare avanti il lavoro iniziato con RhOME.

Stiamo cercando di far sì che il nostro lavoro non resti solo un esperimento da competizione. Non è facile muovere una macchina come questa, ma non molliamo!

Casa-RhOME (Ph. Lorenzo-Procaccini)

Foto di copertina: Lorenzo Procaccini.