Quattro ragazzi di Cesena, appassionati di cicloturismo nel mondo, si sono cimentati in un’avventura stupenda: percorrere tutta l’Islanda in sella alle loro bici.

Li invidio tantissimo. Ho sempre sognato di vivere un’esperienza come quella. Finora, l’unico percorso lungo che sono riuscita a compiere è stata la Via del Chianti, che collega Firenze a Siena. Tre giorni durante i quali ho avuto la sensazione di pedalare in una pittura ad olio. In un tratto di strada mi sono pure commossa.

Una vacanza in bicicletta è un’emozione che resta per sempre, e solo chi ama questo genere di esperienze può capirlo. Sono sicura che i quattro protagonisti di questo nuovo articolo, ad esempio, lo capiscano benissimo! La loro passione per il cicloturismo nel mondo è qualcosa di profondo e di tangibile. Ne ho parlato insieme a uno di loro: Stefano Milini.

La cascata di Gullfoss

Ciao, Stefano! Per te, come per me, la bici è una passione. Com’è nato questo tuo interesse?

Ciao, Anna! Innanzitutto grazie per l’intervista.

La passione per la mountain-bike è nata nel 2009 quando, assieme al mio amico Enrico, ho iniziato a organizzare viaggi in bicicletta. La passione per il viaggio mi ha sempre accompagnato e così, forse per fuggire dal lavoro in ufficio o per un’irrefrenabile voglia di avventura, ho pensato a una vacanza all’estero in sella alla bici.

Il primo viaggio è stato in Olanda, un posto bellissimo dove sono entrato in contatto con le pianure e le chiuse fiamminghe per una decina di giorni.

Partiti con il solo zaino, io ed Enrico abbiamo cercato un noleggio bici ad Amsterdam. Obiettivo: percorrere in senso orario l’Olanda, per un totale di circa 400 chilometri.

Fare cicloturismo nel mondo è davvero una grande avventura!

I ragazzi cesenati alla conquista dell'Islanda

Nel 2012 prende vita Scopri il Mondo sui Pedali: alla scoperta dell’Islanda per oltre 1000 chilometri, in sella a una mountain-bike, senza mezzi di supporto. Un modo per promuovere e invogliare al cicloturismo nel mondo. Come e perché è nato questo progetto, e quali sensazioni hai avuto nel viverlo?

Il CAI di Cesena ci ha aiutati a organizzarlo. Obiettivo è stato condividere il desiderio di conoscenza, di rispetto e di solidarietà nei confronti di altri popoli e di altre culture grazie a viaggi ‘scomodi’ in bici. Un cicloturismo nel mondo solidale, per capirci.

Un geyser islandese in tutto il suo splendore

Nell’agosto 2012, Enrico, Thomas, Federica ed io siamo partiti e, per 3 settimane, abbiamo pedalato in mezzo a paesaggi mozzafiato e strade desertiche ricoperte dal tôle ondulée. È il pavimento ondulato delle zone aride che non dà tregua al ciclista, tra ghiacciai e geyser prorompenti.

Il viaggio si è svolto in totale autonomia con tenda, sacco a pelo e tutta l’attrezzatura indispensabile per affrontare gli altopiani.

Abbiamo acquistato le cartine islandesi alla Libreria del Viaggiatore a Sondrio, famosa agli esploratori, che ci hanno permesso di percorrere l’Islanda attraverso la Kjölur Road. Il totale è stato di oltre 1200 chilometri. Abbiamo attraversato tratti di completa solitudine con sfide durissime e venti fortissimi.

Abbiamo consegnato il gagliardetto del CAI di Cesena al rifugio più antico d’Islanda, il Hvitárnes Hut, costruito nel 1930.

In Islanda il cicloturismo è esplorazione. E il cicloturismo nel mondo, per noi, è introspezione.

Federica Bassenghi, Thomas Biondi, Stefano Milini ed Enrico Macrelli avventurieri in bicicletta

Avete conosciuto altri ‘pellegrini su due ruote’ lungo il vostro cammino islandese? Ce n’è uno, in particolare, che non dimenticherai mai?

Di persone ne abbiamo incontrate tante lungo il nostro peregrinare, dai viaggiatori solitari ai grandi gruppi. Tante persone con cui condividere momenti unici di felicità o tristezza, a seconda dei casi.

Ricordo, in Islanda, l’incontro con un viaggiatore tedesco, Thomas, che aveva percorso una quantità inimmaginabile di chilometri in solitaria.

Sono soprattutto due ragazzi ad essere rimasti nel mio cuore: Andrea e Michela, entrambi fotoreporter di guerra con la passione per il cicloturismo nel mondo. Ciò che per noi è stata una sfida ai limiti dell’impossibile, per loro è stata una specie di passeggiata.

La consegna del gagliardetto del CAI di Cesena al rifugio Hvitàrnes Hut

E se ti dico Capo Nord? Cosa rispondi?

Beh, qui mi tocchi al cuore perchè mi fai ripensare al mio secondo viaggio in bici, nell’agosto 2010. Quell’estate Enrico e Thomas ed io volevamo spingerci un po’ oltre, mossi sempre dal desiderio di sfida.

Thomas, Enrico e Stefano in quel di Rovaniemi.

Così siamo partiti alla volta della Finlandia e della Norvegia per raggiungere Capo Nord, con inizio da Rovaniemi.

In Finlandia la strada è molto spartana e le accomodazioni sono centellinate, date le grandi distanze tra le città. Il clima, oltretutto, è imprevedibile.

Ancora una volta abbiamo goduto di un paesaggio da favola, regno della taiga lappone, con immense foreste di conifere e betulle e tantissimi laghi. Arrivati a Capo Nord è stato come arrivare sulla luna per me. Non lo dimenticherò mai.

Quali altri progetti hai in cantiere?

Di progetti ce ne sono tantissimi, Anna. Vorrei percorrere le alte vie dolomitiche in bici fino agli altopiani tibetani, ai piedi della catena himalayana.

E poi vorrei percorrere la famosa Friendship Highway, che collega Kathmandu alla capitale del Tibet, Lhasa. Spero di vivere questa nuova esperienza insieme ai miei amici di avventura!

Uno dei paesaggi mozzafiato che l'Islanda sa offrire a chi l'osservi