Quando sono venuta a conoscenza di Vallescuria, progetto dedicato allo zafferano della Brianza, mi si è scaldato il cuore. Dico sul serio.

Da qualche tempo, Vallescuria coniuga due mondi: l’agricoltura e il sociale. Nato nel 2014 in Brianza, si tratta di un piccolo zafferaneto situato nella zona, appunto, di Vallescuria. Gestita da 6 soci che coltivano secondo i principi del biologico, questa piccola società agricola offre ad alcuni ragazzi con difficoltà cognitive la possibilità di svolgere attività pratiche e formative all’aria aperta. Condividere la fatica del lavoro agricolo per crescere insieme e per scoprirsi più uniti: lo zafferano della Brianza può fare questo e molto altro!

La scorsa settimana ho intervistato Matteo Cereda, arredatore 5 giorni su 7, contadino nel tempo libero e fondatore di questo progetto.

Ciao, Matteo. Raccontami, come nasce il progetto legato allo zafferano della Brianza? Da quale presa di coscienza?

Matteo, in piedi a destra, ed il resto del gruppo.

Ciao, Anna! Qualche anno fa abbiamo iniziato a coltivare un orto condiviso per stare accanto ad alcuni ragazzi con difficoltà cognitive.

Il desiderio era quello di far qualcosa di pratico insieme a loro, ed è per questo motivo che abbiamo pensato all’agricoltura.

Ci siamo appassionati a questa attività e sono nati Vallescuria e lo zafferaneto.

Ciò che fate è meraviglioso, perché è frutto della combinazione fra sfera sociale e mondo agricolo. A quali principi vi siete ispirati?

Tutto è nato senza grandi riflessioni teoriche. I valori che risiedono in questo progetto sono diversi. Crediamo nella sostenibilità ambientale, coltiviamo sostenendo la filiera corta, promuoviamo l’amicizia e il desiderio di stare insieme.

Quella connessa al nostro zafferano della Brianza è un’‘agricoltura solidale.

Qual è il vostro sogno e in quanti siete a credere in questo progetto?

Nella società siamo 6 soci, compresi i ragazzi con i quali lavoriamo. In realtà ci sono tantissime altre persone e amici che ci supportano e che ci danno una mano.

Il sogno è quello di rendere quella di Vallescuria un’attività lavorativa per i nostri ragazzi. Ora come ora, non abbiamo grandi risorse, e nessuno, fra noi, può permettersi di lasciare il proprio lavoro. Portiamo avanti Vallescuria nel tempo libero, chiedendo ferie e sfruttando i weekend.

In futuro, se tutto andrà bene, qualcuno dovrà obbligatoriamente cambiare vita e cominciare a fare il contadino di mestiere. I ragazzi non sono autonomi.

Cosa significa essere contadini nel 2016?

Significa scegliere uno stile di vita diverso, più vicino alla natura.

Ci si sporca le mani e si guadagna poco, perchè il lavoro agricolo in proprio è una delle attività peggio remunerate. Però si lavora all’aria aperta, con ritmi diversi e con la soddisfazione di veder crescere qualcosa.

Naturalmente, questo vale per chi intenda l’agricoltura in un certo modo: nell’agricoltura industrializzata, il contadino è imprenditore o operaio.

Quali metodi di coltivazione state seguendo per il vostro zafferano della Brianza?

Condividere la fatica del lavoro agricolo

Coltiviamo rispettando le regole dell’agricoltura biologica, anche se non abbiamo ancora affrontato le spese per ottenere la certificazione.

Per fertilizzare il terreno usiamo un sovescio di senape, poi ricorriamo a humus di lombrico e a compost autoprodotto.

Non abbiamo fatto trattamenti ai bulbi, per cui nessun ricorso ad anticrittogamici o antiparassitari. Abbiamo giusto sperimentato la concia con ossicloruro di rame, consentito dal biologico, su un lotto di bulbi. Inoltre, abbiamo preparato un trattamento con decotto di equiseto autoprodotto.

Perché avete scelto di coltivare lo zafferano della Brianza? Proponete anche altro?

Abbiamo scelto lo zafferano della Brianza perchè nessuno di noi aveva una formazione agricola e c’era troppo da imparare. Da qui la scelta di specializzarci su un prodotto.

Lo zafferano non è meccanizzabile, quindi è ideale da coltivare insieme. Richiede un sacco di lavoro manuale, cosa che non ci spaventa.

Oltre a essere un fiore stupendo, è un prodotto in cui abbiamo modo di raggiungere una qualità molto alta, differenziandoci da altre proposte.

Abbiamo diverse accortezze per mantenere le proprietà nutritive e organolettiche della spezia. Queste attenzioni rendono il nostro zafferano della Brianza completamente diverso da quello del supermercato.

Al momento vendiamo quasi solo zafferano della Brianza. Le verdure che coltiviamo servono più che altro a mantenere un orto condiviso, visto che dobbiamo migliorare le tecniche.

Coltiviamo in via sperimentale anche il rabarbaro, pianta con un ottimo potenziale e con molti impieghi in cucina.

I meravigliosi fiori dello zafferano

Il vostro zafferaneto offre anche attività didattiche per bambini?

Non abbiamo ancora pensato ad attività didattiche, anche se è una cosa che ci piacerebbe fare in futuro.

Crediamo molto nel valore educativo dell’agricoltura.

Quali sono le difficoltà maggiori che siete costretti a fronteggiare?

Abbiamo avuto difficoltà soprattutto ad acquistare bulbi sani. È difficilissimo, e molto costoso, trovare bulbi di zafferano della Brianza. In occasione delle nostre prime prove, abbiamo avuto diversi problemi di fusariosi.

Dove possiamo trovare - e acquistare - i vostri prodotti?

Non abbiamo un punto vendita fisico, vendiamo tutto tramite contatto diretto. Potete trovarci sul nostro sito o su Facebook.

Partecipiamo ai mercatini delle nostre zone e lavoriamo con i gruppi di acquisto solidale, che condividono i principi per cui è nato il nostro progetto agricolo.

L’anno prossimo saremo presenti in alcuni punti vendita.

La pianta dello zafferano

Quali piani avete per il futuro?

Sicuramente ingrandire lo zafferaneto. Ci piacerebbe anche imparare a coltivare bene qualche altro prodotto.

Dal punto di vista commerciale, dobbiamo ancora esplorare l’universo dei punti vendita e della ristorazione. Vorremmo essere presenti soprattutto sul nostro territorio.