Sembra a me o il cibo di strada in Italia sta prendendo sempre più piede? Specie l’arrivo della bella stagione, le strade dei centri storici cittadini si trasformano sempre più spesso in punti di ristoro a cielo aperto. Gli operatori, alcuni dei quali dotati di food truck davvero belli, puntano a soddisfare il palato di un pubblico sempre più curioso ed esigente. Lo spirito del cibo di strada in Italia, tendenzialmente informale, è spesso legato alle tipicità regionali.
Ora, la domanda è: lo street food è sinonimo di qualità? È o non è in grado di promuovere il Made in Italy? Ne ho discusso insieme a Maurizio Cimmino, direttore di To Business Agency, un’agenzia di eventi che sta promuovendo il cibo di strada in Italia.
Salve, Dott. Cimmino. Quanto viene apprezzato il cibo di strada in Italia? Si associa ancora al junk food?
Sono in pochi a pensarci, ma in Italia lo street food esiste da sempre. Pensiamo soprattutto al nostro Sud, ai nostri mercati, alle nostre piazze.
Ora come ora, occorre permettere a tante realtà di farsi conoscere da un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. C’è grande rispetto per il cibo di strada in Italia, apprezzato in tutte le sue forme, e l’alto numero di persone che partecipa ai nostri eventi lo dimostrano.
Come si conciliano qualità e quantità?
Alla base di tutto deve esserci la qualità del prodotto finale. Ciò non significa solo qualità dell’intero processo produttivo e distributivo, ma anche, e soprattutto, serietà dell’operatore.
Noi, ad esempio, selezioniamo gli operatori, li esaminiamo e, dopo un lungo percorso di fiducia reciproca, li coinvolgiamo nella nostra rete.
Negli ultimi anni, tuttavia, sono sorti tanti eventi di cibo di strada in Italia in cui la qualità non è stata certificata. Questo è un problema che si ripercuote sull’intera categoria.
Quali caratteristiche deve avere, oggi, il cibo di strada in Italia? E in cosa si differenzia il nostro Paese rispetto a quelli esteri?
Oltre a qualità e serietà, credo che la varietà di proposte sia fondamentale. Il cibo di strada in Italia deve permettere a tutti di testare sapori diversi, altrimenti sconosciuti.
Un altro aspetto importante è la semplicità. Lo street food è una tipologia di consumo accessibile a tutti e, come tale, deve essere semplice nel format di evento e genuino nei prodotti.
L’Italia è un Paese che sta investendo in questo settore?
In due anni, il numero degli amanti del cibo di strada in Italia che partecipa ai nostri eventi è aumentato in modo esponenziale. Anche gli operatori del nostro circuito sono aumentati.
L’affollarsi di eventi non basati sul concetto di qualità potrebbe saturare questo fenomeno e condurre a una preoccupante inversione di tendenza.
Per concludere, perché una persona dovrebbe investire in questo settore? Avrebbe qualche consiglio utile da dare?
Bisogna avere pazienza, serietà, spirito imprenditoriale e capacità di gestione.
Decidere di avviare un’attività di cibo di strada in Italia non è un gioco. Chi pensa che sia semplice, sbaglia.
Consiglio di iniziare dalle specialità gastronomiche che si conoscono già, meglio se tipici della propria zona di provenienza.
Non ci si improvvisa street fooder, così come non ci si improvvisa cuochi. In entrambi i casi si rischierebbe di commettere un gravissimo errore: ciò che paga realmente, e che permette di crescere, è la qualità.