L’infanzia contadina di mia madre mi ha sempre affascinata. Ascoltando i suoi racconti si ha la sensazione che siano trascorsi secoli, invece si parla di una cinquantina di anni fa. Non è poi la preistoria.

Quando ripenso alla sua infanzia, mi viene in mente Amarcord di Fellini. La Gradisca, Titta, la signora Miranda, Aurelio, Teo “Il pataca”, la Volpina e l’Aldina sono solo alcuni dei personaggi del film che sembrano ricalcare alla perfezione il mondo contadino in cui mia madre è cresciuta.

La realtà che racconto questa settimana racchiude in sé la stessa poesia e lo stesso tenero romanticismo che riconosco nell’infanzia di mia madre. Si tratta di un’associazione che si occupa di conservazione della biodiversità contadina: Civiltà Contadina.

Civiltà Contadina è una Onlus nata nel 1996 da Rosa Maria Bertino, Achille Mingozzi e Gino Girolomoni, promotori dell’agricoltura biologica e impegnati in diversi progetti finalizzati alla salvaguardia delle campagne italiane. Con l’entrata di Alberto Olivucci, arriva il coordinamento dei primi seed savers italiani.

Nel 2002, Olivucci diventa presidente dell’associazione. Nel 2009 nascono i primi gruppi locali costituiti da soci operanti nelle diverse attività.

Alberto Olivucci

Salve, Dott. Olivucci. Quando avete sentito l’urgenza di occuparvi di conservazione della biodiversità contadina?

Salve, Anna. Nei primi anni Settanta, specie negli USA e in Australia, sono nati i primi movimenti contro le leggi di limitazione della biodiversità commercializzata dei semi.

Il movimento Seed Savers Exchange è stato pionieristico e voleva conservare le varietà agricole importate dai coloni dall’Europa.

All’epoca, tanto negli USA quanto in Europa, i registri delle sementi ammesse alla vendita avevano creato i presupposti per la scomparsa di centinaia di varietà dal mercato.

Chi si è accorto di questo fenomeno ha cercato di evitare la scomparsa delle vecchie varietà. Le ha rastrellate dal mercato o ha fatto riferimento a chi ne aveva ancora.

E in Italia? Com’è iniziato tutto?

I primi appelli per la conservazione della biodiversità contadina, in Italia, sono iniziati nel 1999. Il primo coordinamento di Seed Savers italiani risale al 2000.

Il nostro Paese vanta un tessuto composto di agricoltori, di anziani e di amanti delle tradizioni. Spesso inconsapevolmente, sono loro a conservare la biodiversità italiana collegata alla cultura del territorio in cui vivono.

L’Italia ha storia e tradizioni molto antiche e ben radicate, ed è un Paese in cui la cultura contadina è ancora molto forte. Perdere alcune varietà di ortaggi e di frutta significherebbe perdere la nostra identità culturale alimentare.

Qual è il vostro obiettivo? Che cosa mira a ottenere la vostra associazione?

Vuole impedire la totale scomparsa della biodiversità coltivata appartenente al passato. Una biodiversità che, di fatto, appartiene anche al futuro. Cerchiamo di conservare la maggior varietà di piante da frutto, di ortaggi e anche di razze animali.

Grazie alle antiche varietà si produce bene, in maggior quantità e senza usare erbicidi o concimi chimici.

Le varietà di una volta...

Siete gli unici in Italia a occuparvi di conservazione della biodiversità contadina?

No, non siamo gli unici. Oltre a noi ci sono tanti piccoli gruppi attivi e localmente ben strutturati che hanno interesse su varietà locali.

Per citarne alcuni: l’Adipa di Lucca, il Consorzio della Quarantina di Genova, la Banca dei Semi salentina. Ci sono anche i coltivatori custodi toscani, organizzati e sostenuti dalla Regione Toscana.

Quali minacce arrivano dalla civiltà industriale?

La chimica legata all’agricoltura rappresenta la maggior minaccia per la conservazione della biodiversità contadina.

Cosa conservate, nello specifico?

Ci occupiamo principalmente di ortaggi e di cereali, ma anche di antiche razze autoctone animali.

Diversi gruppi di agricoltori, inoltre, si stanno impegnando nella conservazione e nella rivalutazione delle antiche razze di animali contadini. L’Italia è la sola in Europa a vantare ben 20 razze autoctone bovine!.

Le varietà di una volta...

Una curiosità: dove reperite i semi e i frutti antichi?

Dipende, le fonti sono innumerevoli: i nostri semi e frutti provengono da ricerche sul territorio, da privati, da scambi organizzati (sia da noi che da altri) e anche da fonti commerciali.

In Italia sopravvivono ancora piccole realtà che riescono a mantenere in vita alcune varietà altrimenti introvabili.

Come conservate i vostri piccoli tesori genetici?

Ci sono diversi modi. La cosa migliore è raccoglierli, pulirli bene, conoscere i trucchi per evitare l’insorgere di parassiti e conservarli al fresco in sistemi refrigerati. Questo per conservarli a medio-lungo termine o a lungo termine, aspetto che varia sulla base del tipo di seme.

Ci serviamo di sistemi pratici, economici e funzionali.

All’interno di Civiltà Contadina siete tutti volontari?

Sì, siamo in tutto 500 soci e tutti volontari.

Non abbiamo mai ricevuto finanziamenti statali. Tuttavia, abbiamo acquisito lo status di associazione di volontariato Onlus. Questo significa che chiunque può donarci il 5%.

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Collaborate con qualche polo universitario?

Ogni tanto interagiamo con ricercatori universitari che si rivolgono a noi per cercare ciò che nelle banche genetiche non riescono a trovare.

Organizzate anche eventi che consentano di conoscervi?

Sì, in primavera abbiamo tenuto 8 incontri regionali per lo scambio delle sementi. Abbiamo anche organizzato qualche festa della biodiversità. E poi partecipiamo a eventi organizzati da altri gruppi.

Organizziamo corsi per far rivivere le abilità manuali della civiltà contadina. Insegniamo a creare orti conservativi che incentivino alla conservazione della biodiversità contadina. Offriamo oltreuttto la possibilità di visitare le aziende dei soci più attivi.

Che cosa avete in mente per i prossimi mesi?

Dipenderà molto dalle forze che avremo a disposizione. Vorremmo organizzarci meglio con i gruppi locali.

Abbiamo acquistato una mini-trebbia che ci aiuti a gestire la nostra collezione di cereali. Ora abbiamo anche la macchina selezionatrice di semi.

Inoltre, stiamo cercando di attivare una campagna della frutta antica, “Adotta un frutto”. Vogliamo che consenta di piantare alberi da frutta storici su suoli pubblici.