Non è trascorso molto tempo dal giorno in cui ho parlato di architettura olistica insieme a Giorgia, una delle mie migliori amiche.
È tramite lei che ho conosciuto Gabriele Poggiali, architetto libero professionista appassionato di Feng Shui, di arti marziali e di tutto ciò che riguarda il benessere interiore. Un paio di domeniche fa, a Cesena, ho partecipato a una sua conferenza sull’equilibrio casa-persona. Gabriele è una persona molto gentile, e quando è stato il momento di rispondere ad alcune mie domande, non si è tirato indietro.
Ciao, Gabriele! Prima di parlare di architettura olistica, dimmi: da dove proviene la tua passione per il Feng Shui?
Ciao, Anna. Questa mia passione nasce dalle arti marziali. La prima volta che ho sentito parlare di Feng Shui ero in palestra, avevo 16 anni e stavo praticando kung fu.
Cos’è esattamente il Feng Shui? Cosa indaga?
Feng Shui significa Vento Acqua. Nasce dallo studio di questi elementi sul territorio e del microclima creato dal loro equilibrio.
Nel tempo è passato dalla macro alla micro scala, quindi dal territorio alla singola stanza, implementando ed espandendo gli studi, le analisi e gli approcci. Questo per conoscere sempre meglio l’ambiente che ci circonda.
Nelle arti marziali cinesi si fa spesso riferimento ai cinque elementi (Wu Xing) o agli otto trigrammi (Ba Gua o Pa Kua) alla base di molte tecniche di Feng Shui. Mentre nelle arti marziali si ricorre ai movimenti per applicare quei concetti sul corpo, attraverso il Feng Shui si applicano all’ambiente.
Di cosa ti occupi nella vita?
Mi occupo di architettura, di arti marziali e di ricerca del benessere in senso generale.
Ho iniziato dal corpo, per primo il mio attraverso il Taiji, un antico stile di arti marziali cinesi che è nato come forma di difesa e che, oggi, è una raffinata forma di esercizio per la salute e il benessere. Poi ho scelto l’insegnamento.
Sono molto interessato all’alimentazione, alla medicina cinese e a tutto ciò che apporti benessere alla persona e all’ambiente.
Cosa si intende con architettura olistica?
L’architettura olistica mira al benessere all’interno delle abitazioni.
L’architettura può essere studiata in modo puramente ingegneristico, pilastri, strutture, fondazioni. Oppure a in modo psicologico, in termini di interazione fra gli spazi e di modo di vivere gli ambienti.
A questo proposito, posso considerare l’effetto psicofisico dei colori focalizzando la mia attenzione sulle risposte emotive, piuttosto che su quelle meramente fisiche.
All’interno dello stesso ambiente posso effettuare analisi geobiologiche e studi col Ba Gua e con i cinque elementi.
Che cosa manca nelle case delle persone, secondo te?
Nelle case, quando le si vive bene, secondo me non manca niente. Al contrario, quando una persona si sente a disagio nella propria abitazione, o non si sente bene al momento di uscirne, significa che con essa non ha instaurato un buon rapporto. Questo è un aspetto studiato dall’architettura olistica.
Generalmente vengo contattato proprio per ristabilire un equilibrio casa-persona e per capire come intervenire.
Come sai che in una casa manca il giusto equilibrio?
Mi baso su ciò di cui ha bisogno la persona che mi contatta.
In che modo applichi i principi del Feng Shui?
Facendo riferimento alla domanda del cliente. Studio l’abitazione utilizzando le tecniche che mi sono state insegnate e che ho elaborato nel tempo.
Inizio esaminando la pianta, i suoi orientamenti, i colori degli ambienti, la forma della casa, l’uso delle stanze, chi vi abita e perché, in quali orari vive la propria abitazione, ecc.
Unendo questi e altri elementi, cerco di armonizzare l’abitazione per dare la risposta migliore alla domanda iniziale. È anche di questo che l’architettura olistica si occupa.
C’è qualche consiglio che vorresti dare ai lettori di MyHumus?
Certamente! Se sentite che in una posizione siete a disagio, oppure che in una stanza non vi trovate bene, ascoltatevi. Seguire e acuire la propria sensibilità personale è un ottimo modo per cominciare ad applicare il Feng Shui.
Foto di copertina: Alvin Engler via Unsplash.